IQNA

Il Sacro Corano e la sua protezione da qualsiasi alterazione - PARTE 5

10:31 - January 12, 2019
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Iqna - Questo testo tratta in maniera rapida ma esaustiva la questione della comparsa di tradizioni (ahadith) inventate, le reazioni di Sunniti e Sciiti nei confronti di tali tradizioni e le ipotetiche alterazioni e/o omissioni (tahrif) nel Sacro Corano.L’obiettivo del presente testo è quello di dimostrare che non è esistito alcun tahrif nel Sacro Corano

Il Sacro Corano e la sua protezione da qualsiasi alterazione - PARTE 5

L’atteggiamento sunnita

L’atteggiamento dei nostri fratelli sunniti verso questi hadith è influenzato dalla fiducia cieca che essi ripongono verso le tradizioni degli al-Sihah al-Sittah (“i sei libri di tradizioni autentiche”), e specialmente verso le tradizioni che si trovano nel Sahih al-Bukhari e nel Sahih Muslim, ritenute perfette.

L’Imam Nawawi dice nel suo libro Sharh Sahih Muslim:

“Il fatto che la Ummah abbia accettato volontariamente il Sahih al-Bukhari e il Sahih Muslim ci ha portato a pensare che sia nostro dovere (wajib) agire in accordo a ciò che è scritto in questi libri, e questo è un punto di vista su cui vi è unanimità. La gente deve agire secondo un khabar al-wahid (un hadith narrato da un unico narratore) trovato in altri libri solo quando la sua catena di narratori è corretta. E lo stesso si applica ai due Sahih; ma questi due differiscono dagli altri libri, poiché tutto quello che si trova in essi è corretto e non vi è necessità di esaminarli; inoltre, è wajib seguirli incondizionatamente, mentre gli hadith delle altre raccolte non vengono seguiti finché non vengono confermate le loro credenziali e adempiano ai criteri basilari in base ai quali un hadith è ritenuto corretto”.

Questa accettazione incondizionata degli hadith che si trovano in questi libri ha obbligato i nostri fratelli sunniti ad accettare la teoria dell’abrogazione della recitazione (naskhat al-tilawah); vale a dire, credono che la recitazione di alcuni versetti fu abrogata nonostante rimanga vigente la legge in essi contenuta. Due celebri esempi di tali versetti sono quelli chiamati “versetto della lapidazione (rajim)” e dei “dieci o cinquanta allattamenti”, che si trovano nel Sahih al-Bukhari, nel Sahih Muslim e in altri libri1.

L’hadith del Sahih Muslim dice esplicitamente che Umm al-Mu’minin ‘Aisha disse: “Della rivelazione del Sacro Corano faceva parte (il versetto): ‘I dieci allattamenti creano proibizione’ (vale a dire, le relazioni di latte). In seguito fu abrogato dai ‘cinque allattamenti’, e quando il Messaggero di Dio morì, esso era tra quelli che si recitavano del Sacro Corano”2.

Ibn Majah ha narrato un altro hadith di ‘Aisha in cui si dice esplicitamente che i due versetti andarono perduti dopo la morte del Profeta (S). Si narra che ella disse: “I versetti della lapidazione e dei dieci allattamenti furono rivelati ed erano scritti in un foglio conservato sotto il mio letto. Quando il Messaggero di Dio morì, mentre noi eravamo affaccendati per la sua morte, entrò una capra e mangiò il foglio”3.

Non occorre una notevole astuzia per comprendere come questa teoria dell’abrogazione della recitazione sia in questi casi inutile. Se una Sura o un versetto venivano recitati durante la vita del Profeta (S) e dopo andarono perduti, o perché i recitatori venivano uccisi in battaglia, o perché il versetto fu divorato da una capra, o per qualsiasi altra ragione, allora sorge la domanda: chi aveva il diritto di abrogare un versetto del Sacro Corano dopo la morte del Profeta (S)? Apparve qualche altro profeta dopo Muhammad (S)?

Fu per questo che Seyyed Kho’i disse:

“E’ chiaro che la teoria dell’abrogazione della recitazione (naskhat al-tilawah) è esattamente identica alla credenza nelle alterazioni ed omissioni nel Sacro Corano”4.

Pertanto dobbiamo attenerci strettamente al giusto principio che qualunque hadith che sia in contrasto con il Sacro Corano debba esser scartato e “gettato contro una parete” se non può esser interpretato in maniera accettabile.

 

  • 1. Per il “versetto” della lapidazione, cfr. Sahih al-Bukhari, vol. 4, p. 179, 265; Sahih Muslim, vol. 3, p. 1317; Musnad Ahmad bin Hanbal, vol. 1 (Beirut: al-Maktab al-Islami, 1969), p. 40; Sunan Ibn Majah, vol. 2 (edizione del Cairo), p. 853; Muwatta dell’Imam Malik, vol. p. 623. Per il “versetto” dell’allattamento cfr. Sahih Muslim, vol. 4, p. 167; Al-Durr al-Manthur”, vol. 2, p. 135.
  • 2. Al-Durr al-Manthur, vol. 2, p. 135; Sahih Muslim, vol. 4, p. 167; Al-Durr al-Manthur, vol. 2, p. 135.
  • 3. Musnad Ahmad bin Hanbal, vol. 6, p. 269; Sunan Ibn Majah, p. 626; Ibn Qutaybah, Tawil Mukhtalaf al-Hadith (Cairo: Maktab al-Kulliyat al-Azhariyyah, 1966), p. 310; “Al-Durr al-Manhtur”, vol. 2, p. 13.
  • 4. “Al-Bayan”, p. 224.

 

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